La classificazione DSM dei disturbi dell’alimentazione include tre categorie diagnostiche principali: anoressia nervosa, bulimia nervosa e disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati (NOS).
Il sottopeso è un criterio diagnostico chiave per l’Anoressia Nervosa, ma la marcata perdita di peso e la restrizione dietetica , possono essere presenti anche in persone con disturbi dell’alimentazione non sottopeso ( bulimia nervosa o disturbo dell’alimentazione NOS e una storia personale di obesità) (Dalle Grave et al., 2011).
Nel Minnesota Study, Keys (Keys et al. 1950) ha fornito una descrizione dettagliata dei sintomi del sottopeso e della restrizione dietetica riportati da giovani adulti maschi volontari.
L’osservazione di David Garner (1997) che molti sintomi, chiamati da Keys “sintomi da digiuno”, sono simili a quelli osservati in persone affette da anoressia nervosa, ha contribuito a migliorare la comprensione e il trattamento dei disturbi dell’alimentazione. Oggi è ampiamente accettato che molti sintomi, in passato attribuiti alla psicopatologia dei Disturbi dell’Alimentazione , in particolar modo l’Anoressia Nervosa, sono la mera conseguenza del sottopeso e della restrizione dietetica calorica.
Il Minnesota Study
Il Minnesota Study è lo studio più importante pubblicato che abbia valutato gli effetti della restrizione dietetica e della perdita di peso nelle persone di peso normale. Lo studio, fu ideato per valutare gli effetti fisiologici e psicologici di una severa e prolungata restrizione dietetica calorica e l’efficacia della riabilitazione nutrizione.
IN BREVE LA DESCRIZIONE DELLO STUDIO : furono selezionati i 36 uomini che avevano un buon stato di salute fisico e psicologico, i partecipanti erano tutti bianchi di età compresa tra 22 e 33 anni
Lo studio fu diviso in tre fasi.
- Fase uno ( 12 settimane ), i volontari si cibarono normalmente mentre furono studiati dettagliatamente il loro comportamento, la loro personalità e le loro modalità alimentari.
- Fase due ( 24 settimane di semidigiuno ) i partecipanti furono sottoposti a una restrizione che corrispondeva a circa la metà del loro introito calorico iniziale, Questo regime determinò nei partecipanti una perdita approssimativa del 25% del peso iniziale.
- Nella fase tre ( 12 settimane), i partecipanti furono gradualmente nutriti in maniera normale.
RISULTATI: Nonostante le risposte individuali, rispetto alla perdita di peso, variassero notevolmente tutti gli uomini sperimentarono drammatici cambiamenti fisici, psicologici e sociali.( tabella 1 ).In generale la normalizzazione delle abitudini alimentari avvenne nella maggior parte dei casi solo dopo circa 5 mesi.
Tabella 1
Effetti comportamentali
• Rituali alimentari (mangiare molto lentamente, tagliare il cibo in piccoli pezzi, mescolare il cibo in modo bizzarro, ingerire cibo bollente)
• Lettura di libri di cucina e collezione di ricette
• Incremento del consumo di caffè, tè, spezie, gomme da masticare e acqua
• Onicofagia
• Incremento del fumo di sigarette
• Episodi bulimici
• Incremento dell’esercizio fisico per evitare la riduzione del contenuto calorico della dieta
• Autolesionismo
Effetti psicologici
• Danneggiamento della capacità di concentrazione
• Scarso capacità d’insight e di giudizio critico
• Preoccupazione per il cibo e l’alimentazione
• Depressione
• Sbalzi del tono dell’umore
• Irritabilità
• Rabbia
• Ansia
• Apatia
• Episodi psicotici
• Cambiamenti di personalità confermati dai test psicologici
Effetti sociali
• Isolamento sociale
• Riduzione dell’interesse sessuale
Modificazioni fisiche
• Disturbi del sonno
• Vertigini
• Debolezza
• Dolori addominale
• Disturbi gastrointestinali
• Cefalea
• Ipersensibilità al rumore e alla luce
• Edema
• Ipotermia
• Riduzione della frequenza cardiaca e respiratoria
• Parestesie
• Diminuzione del metabolismo basale
• Aumento della fame
• Precoce senso di pienezza
In conclusione:
Il Minnesota study ha avuto un ruolo fondamentale nel migliorare la nostra comprensione dei disturbi dell’alimentazione perché molti sintomi osservati nei volontari sono simili a quelli riferiti dai pazienti sottopeso con disturbi dell’alimentazione.
E’ importante rilevare, però, che mentre i sintomi da digiuno negli individui senza disturbidell’alimentazione hanno la funzione positiva di focalizzare l’attenzione primariamente sulla ricerca del cibo e di prolungare l’esistenza attraverso una riduzione del metabolismo basale, nelle persone affette da disturbi dell’alimentazione questo non succede. Alcuni studi recenti (Shafran et al., 2003; Dalle Grave et al., 2007) hanno evidenziato che gli effetti del sottopeso e della restrizione calorica non si limitano solo a mantenere dei sintomi fisici e psicosociali che ostacolano il raggiungimento di un normale funzionamento psicologico, ma svolgono anche un ruolo importante nel mantenere l’individuo bloccato nello stato mentale del disturbo dell’alimentazione attraverso un incremento della necessità di controllare l’alimentazione(Figura 1) Da questi studi si è potuto osservare che alcuni sintomi da digiuno, come la fame o il precoce senso di pienezza, interagendo con la psicopatologia del disturbo dell’alimentazione (ECCESSIVA VALUTAZIONE DEL PESO E DELLA FORMA DEL CORPO E DEL CONTROLLO DELL’ALIMENTAZIONE), vengono interpretati come minaccia al controllo alimentare (es. la fame) o come fallimento del controllo alimentare (es. il precoce senso di pienezza).Questo collegamento determina, nei Disturbi dell’Alimentazione, un incremento del controllo dell’alimentazione e della restrizione dietetica.
Implicazioni cliniche e trattamento dei disturbi dell’alimentazione
La conoscenza dei sintomi da digiuno e di come interagiscono con la psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione ha importanti implicazioni sia per la comprensione sia per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione
Durante il trattamento dei Disturbi Dell’ Alimentazione (soprattutto nell’Anoressia Nervosa), è importante tenere sempre presente che molti sintomi riportati dai pazienti sono secondari alla restrizione calorica e al sottopeso e non sono l’espressione della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione (che è l’eccessiva valutazione del peso e della forma corporea). Questi sintomi non si limitano al cibo e al peso, ma si estendono potenzialmente a tutte le aree di funzionamento sociale e psicologico. (Tabella 2)
Tabella 2. Meccanismi potenziali attraverso cui alcuni sintomi da digiuno sembrano mantenere il disturbo dell’alimentazione aumentando la necessità di controllare l’alimentazione
- Ansia: da una parte può portare a utilizzare il controllo dell’alimentazione, del peso e della forma del corpo per ridurre i sintomi d’ansia, dall’altra può favorire le abbuffate.
- Deficit di concentrazione: può minacciare il senso di autocontrollo dell’individuo.
- Depressione: peggiorando l’autostima, favorisce l’uso del controllo dell’alimentazione, del peso e della forma del corpo come mezzi di autovalutazione.
- Fame: è interpretata come minaccia al controllo alimentare.
- Isolamento sociale: da una parte impedisce lo sviluppo di relazioni positive che possono migliorare l’autostima, dall’altra favorisce l’uso dell’alimentazione, del peso e della forma del corpo come mezzi principali per valutare se stessi.
- Precoce senso di pienezza: è interpretato come un fallimento dell’autocontrollo.
- Rallentamento perdita di peso: può essere vissuto come un segno di perdita di controllo e può essere affrontato restringendo ulteriormente la dieta e utilizzando altri comportamenti non salutari di controllo del peso.
- Tendenza ad abbuffarsi: aumenta l’intensità del controllo alimentare.
Conclusioni
- I pazienti dovrebbero essere educati sui sintomi da digiuno e sul Minnesota study (Garner 1997; Garner et al. 1997). Questa raccomandazione si basa sulle assunzioni che i pazienti con disturbi dell’alimentazione hanno spesso informazioni scorrette sulle cause dei loro sintomi e tendono a ridurre gli sforzi di mantenere un sottopeso se sono informati sui meccanismi che mantengono il loro disturbo (Garner 1998).
- I pazienti dovrebbero essere anche aiutati a modificare la loro interpretazione disfunzionale dei sintomi da digiuno, poiché tendono a interpretarli in modo positivo e come segno di essere in controllo (Shafran et al. 2003; Fairburn et al. 1999).
Infine, i pazienti dovrebbero essere aiutati a raggiungere un peso corporeo salutare, poiché il mantenimento della restrizione calorica e del sottopeso sono potenti meccanismi di mantenimento della psicopatologia del loro disturbo dell’alimentazione (Fairbury 2008).
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Dott.ssa M. G. Galimberti
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