Articolo a cura della dott.ssa La sindrome dell’impostore – Mirella Chiorazzo 

Spesso nella stanza d’analisi le persone faticano a riconoscersi le loro risorse, capacità e competenze rispetto alla propria mansione lavorativa. “ non mi sento capace, non sono all’altezza del mio lavoro ”, sono frasi tipiche di chi soffre,  in molti casi, della sindrome dell’impostore. 

Che cosa è la sindrome dell’impostore ?

La sindrome dell’impostore si caratterizzata da una condizione di autostima molto bassa, in quanto la persona sente di non avere competenze forti  che permettano di arrivare ai traguardi imposti. I successi  ottenuti dalla persona sono esterni alla persona, di solito è  il caso o la fortuna ad averli concessi. 

I primi studiosi negli anni 70, iniziano a parlare di una serie di pensieri svalutanti e giudicanti fino poi ad arrivare alla concettualizzazione della sindrome da parte delle due psicologhe Clance e Imes.

La sindrome non è un disturbo vero e proprio ma sono una serie di pensieri faticosi che portano la persona a sentire di non meritare nulla, specialmente nel contesto lavorativo. 

La persona si sente costantemente non all’altezza,  di non meritare apprezzamenti o promozioni; per tanto i complimenti non hanno peso e ci si sente in colpa per i  propri successi. La responsabilità dei proprio successi è sempre esterna e mai interna, non c’etra mai il proprio merito ma qualcosa che funziona.

Le persone hanno la sensazione di ingannare gli altri, di essere degli impostori e temono quindi di essere smascherati. La persona inizia quindi ad evitare di stare con i colleghi, per paura che possano criticare e far vedere gli errori. La persona sente di aver sottratto e rubato a qualcun altro il suo posto.  In questa totale sottostima delle risorse, rischiano di annullarsi da solo, non considerandosi bravi e capaci. 

Il rischio è che le persone diventino molto severe con se stesse, mettendo al centro il lavoro  con l’ansia di performare e il resto della vita sembra sparire. Gli standard aumentano, la pressione continua ad  avanzare e getta la persona in un costante rimugino alla ricerca ossessiva della perfezione. Gli altri vengono idealizzati e nel confronto si esce sempre perdenti.  Il paradosso è che qualunque sia il traguardo raggiunto, non sarà mai abbastanza pr mettere in discussione il vissuto di inadeguatezza sperimentato. 

Il contrario della sindrome, viene definita la condizione da effetto Dunning Kruger, condizione nella persona ha sempre una visione distorta  della propria autostima ma in senso positivo. La persona si sente la migliore di tutti, molto più competente di quello he sia realmente. 

Le radici della sindrome 

L’origine di questa modalità di pensiero è  multifattoriale ma per lo più rintracciabile nelle esperienze di vita significative passate  come quelle fatte nell’ambiente familiare laddove figure genitoriali esigenti hanno condizionato il modo di vedere se stessi e l’altro.  Genitori iper protettivi, iper critici e tendenti al controllo creano un clima non favorevole per una buona stima di sè. Al contempo esperienze relazionali invalidanti  hanno gettato le basi per un profondo senso di inadeguatezza. 

La sindrome dell’impostore in amore 

La sindrome dell’impostore è anche riscontrabile nelle relazioni sentimentali. 

La persona infatti può pensare di non meritare l’amore del partner perché sente di non essere all’altezza della relazione nella quale si trova.  Chi soffre di questa sindrome soffre di una persistente sensazione di inadeguatezza, che genera ansia e dubbi. 

La persona ha una percezione distorta del proprio merito e questo influenza la fiducia in se stessi e la capacità di costruire relazioni profonde e durature. Spesso le persone si auto- sabotano, alla costante ricerca di conferme esterne . Si creano quindi crisi, allentamenti e separazioni detratte da questa fatica relazione. La persona infatti non riesce a comunicare in modo onesto nel rapporto sentimentale. Assalita dalla paura di essere rifiutata o giudicata, non si mostra autentica, non mostra le sue fragilità e crea una grande instabilità relazione. 

Ci sono anche diverse situazioni di quando la persona  sente di non merita di aver fatto la propria famiglia, non riesce a vedere i meriti di aver creato una buona relazione di coppia, basata sulla fiducia ma vive un costante stato di ansia nel non vivere bene le situazioni famigliari. 

Quando è bene chiedere un aiuto specialistico ?

In primo luogo è necessario riconoscere di avere questa problematica e riconoscere le dinamiche che si attivano nella propria regolazione emotiva nell’incontro con l’altro. 

Il lavoro di terapia consente alla persona di cambiare la propria narrazione e lavorare sulle convinzioni errore della propria personalità, lavorando su un riconoscimento profondo del proprio valore personale e rimettendo insieme le proprie risorse. 

Se desiderate ricevere una consulenza da uno dei nostri specialisti, potete contattare il Centro Clinico di Psicologia di Milano, via Tiziano, 19 – 20145 Milano ( MM ROSSA BUONARROTI)

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Articolo scritto dalla dott.ssa Mirella Chiorazzo

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