“L’età dello smarrimento” è l’ultimo libro di Christopher Bollas, una delle figure di maggior spicco della psicoanalisi contemporanea.
Ne aveva larlato già Corrado Augias in una precedente recensione ( http://m.iltirreno.gelocal.it/video/spettacoli/racconti-augias-e-arrivata-l-eta-dello-smarrimento/111917/113511).
Uno psicologo che si interroga sui disagi della contemporaneità, restituisce delle ipotesi ed idee frutto delle teorie che ha studiato, ma soprattutto dei casi che ha seguito. Bollas è un autore contemporaneo che negli ultimi anni, ci ha regalato interconnessioni, spunti di riflessioni e indicazioni per l’approccio ai sintomi che il nostro tempo produce. Tra i suoi ultimi libri basta ricordare: “Isteria”, “La mente orientale” e “Se il sole esplode”.
In quest’ultimo lavoro in una rilettura psicologica delle epoche storiche, degli eventi traumatici derivati dalle grandi guerre, disegna in modo davvero originale, come è cambiato il carattere umano, come si sono sviluppate le nuove forme di pensiero, quanto la società democratica stia soffrendo del ritorno di tratti paranoici, presenti non solo nel singolo individuo, ma anche nei gruppi, se non addirittura in intere nazioni.
Se negli anni 70, sul piano clinico si incominciavano a fare i conti con un nuovo disturbo di personalità, il “borderline”, tutto ciò portava a definire, prima negli Stati Uniti, poi in Europa, nuovi scenari sia per la diagnosi che per la cura.
Bollas arriva a parlare dei giorni nostri, descrivendo e spiegando con molto acume, il fenomeno Trump,la Brexit, gli attacchi alla democrazia. Tali visioni ed interpretazioni della realtà contemporanea, ci forniscono degli strumenti per comprendere anche alle nostre latitudini ciò che sta accadendo tra l’avanzare del tecnocapitalismo da una parte e la tendenza all’appiattimento del pensiero dall’altro, che l’autore definisce: pensiero orizzontale.