(Articolo pubblicato su Temposport di novembre 2020 dal titolo: Atropa belladonna: la relazione col femminile)
Il narcisismo in ambito psicologico viene descritto molto spesso soltanto nella sua accezione più negativa: quella del narcisismo patologico. Ciò però può rappresentare una forzatura che ci distoglie da un aspetto centrale che ogni persona dovrebbe affrontare: il rapporto col proprio sé e con l’ideale del proprio Io. E ciò riguarda sia gli uomini che le donne, cosa di cui si parla meno. In questo articolo abbozziamo alcuni spunti di riflessione che ci provengono oltre che dalla clinica, anche dal mito e dalla…botanica.
I significati di un nome
A volte in una pianta, o meglio ancora nel suo nome sono racchiuse davvero un sacco di significati: reali, immaginari e simbolici. L’altro giorno passeggiando in un bosco a 1000 metri di altezza ho trovato un esemplare di Atropa belladonna.
Si tratta di una pianta velenosa i cui principi attivi usati farmacologicamente vengono utilizzati tra l’altro, in oculistica (atropina come dilatatore pupillare)
Interessante è l’etimologia del suo nome. Atropa, o meglio Atropo, era una delle tre Moire che nella mitologia greca rappresentavano le tre dee del destino, figlie di Zeus e di Ananke, la dea della Legge. Delle tre “fate” greche del destino, Atropo, il cui nome significa “inflessibile”, era quella incaricata di recidere il filo con un paio di cesoie d’oro; l’analogia con questa figura infatti, deriva dall’alta tossicità di questa pianta che può provocare la morte.
Belladonna, invece, è collegato al fatto che nel Rinascimento le donne veneziane la usavano per dare colorito al viso e per rendere le pupille più ampie e lo sguardo più scuro e brillante.
Bellezza femminile: estetica, canone di bellezza, corpo
Sul concetto di bellezza femminile in questi ultimi tempi, si sta aprendo un acceso ed interessante dibattito che sta mettendo in discussione quel modello femminile spesso impossibile da raggiungere ma continuamente riproposto dai mass media.
Quante donne si sono sentite inadeguate, diverse, fuori luogo, fino ad imporsi diete crudeli e ore di palestra con l’obiettivo di avvicinarsi il più possibile a questi canoni?
Così, nel mettere in discussione il concetto classico di bellezza esteriore, si propone una maggiore inclusività nel senso di una diversa collocazione, giudizio, classificazione di corpi (sia maschili che femminili), rispetto a quanto accaduto ad oggi.
Diritto all’imperfezione
Si tratta di un cambiamento della percezione del se’ che si riconosce nel movimento denominato Body Positivy. Esso rivendica il diritto all’imperfezione rispetto ai canoni classici, e invita le donne ad accettarsi, a sentirsi belle per come sono.
Qualcuno dice che star bene nel proprio corpo non è una questione personale, ma culturale e che quindi mostrare sui giornali e in televisione corpi differenti, sia la strada da percorrere. Può darsi. Se davvero sarà così riusciremo a fare passi avanti, soprattutto su quella inadeguatezza e vergogna che molte adolescenti si portano dietro, con conseguenze spesso drammatiche sul loro equilibrio psichico e le difficoltà a costruire relazioni coi propri pari.
Perché il giudizio dei loro gruppi di appartenenza (di tutti i gruppi), può rivelarsi cinico e cattivo ferendo profondamente coloro che non sono ancora completamente formate, strutturate fisicamente e psicologicamente.
Adolescenza e bellezze femminile imperfetta
Chi ha un po’ di dimestichezza con quanto accade nelle dinamiche adolescenziali dei nostri tempi, non può sottacere la profonda precarietà che si prova nell’abitare un corpo ritenuto imperfetto, da nascondere, da evitare di mostrare. Adolescenti che non vanno al mare per non mettersi il costume perché non sopporterebbero sguardi indiscreti e spietatamente giudicanti.
Inoltre, anche nello sport, assistiamo allo sviluppo di una maniacalità, troppo spesso focalizzata al raggiungimento di miti estetici irraggiungibili, che sovente, sconfina in aiuti farmacologici fuorvianti e pericolosi per la salute di chi li utilizza. Purtroppo la piaga del doping e degli anabolizzanti, ce la dice lunga in questo senso…
Cosa dicono le ricerche sulla bellezza femminile
Ma riusciremo mai a togliere il canone della bellezza del corpo femminile e ad accogliere davvero la normalità e l’accettazione di come siamo fatti? E gli studi psicologi ed antropologici cosa raccontano?
Ricerche svolte sulla bellezza ideale ci dicono che sia gli uomini che le donne considerano particolarmente belli i visi dell’altro sesso le cui parti inferiori mostrano tratti giovanili (per esempio bocca piccola).
Cosa attrae nella bellezza femminile?
In una ricerca del 1986 M.R. Cunningham, ha studiato il rapporto tra i lineamenti di donne adulte e la risposta di uomini adulti per ciò che riguardava attrazione, valutazione e risposta altruistica. Correlati positivamente con la valutazione di una forte capacità di attrarre, c’erano i connotati infantili di occhi grandi, naso piccolo e mento piccolo, quelli tipici dell’età matura di zigomi sporgenti e di guance strette, e i caratteri espressivi di sopracciglia alte, pupille grandi e ampio sorriso.
A questi lineamenti, venivano anche associate valutazioni positive riguardo alla personalità come quella di una condizione sociale elevata. Le donne con questi lineamenti erano le stesse che i partecipanti alla ricerca avrebbero scelto come compagne, come partner sessuale per averne dei figli, e verso le quali si dimostravano più disposti a comportamenti altruistici.
Il valore di noi stessi
Se esistono dunque negli esseri umani elementi di attrazione innati, ci deve essere anche e soprattutto un senso da dare a noi stessi, al valore che ci attribuiamo e a quello che vorremmo che gli altri vedessero nella nostra persona.
E qui potremmo già porci delle domande su quali cose vorremmo essere visti: per la bellezza? Per il nostro corpo? Per aspetti caratteriali? Per il nostro lavoro…? E cosa vuol dire essere visti per quello che siamo, ma soprattutto, siamo capaci di accettare gli altri, la loro diversità, i loro pregi, difetti, differenze? Si tratta insomma del tema del riconoscimento che ha molto a che fare, in termini psicologici, con quello del narcisismo.
Narcisista è solo l’uomo?
In generale è diffusa l’idea che il narcisismo riguardi solo la sfera maschile. In realtà non è così. Se pensiamo bene, per esempio, cosa vuol dire “fare la corte”, questa espressione non significa già di per sé un omaggio narcisistico alla donna, dato che per ottenere i favori bisogna comportarsi come i cortigiani, che adulano e incensano il sovrano?
E “fare la corte” non significa un’attribuzione di sovranità alla donna? L’uomo che corteggia non si sforza di dire alla donna cose gentili e lusinganti, rinforzandola nella coscienza del suo valore e della sua unicità? Colmandola di doni, le dimostra quanto apprezzerebbe il dono che spera di ottenere da lei; adorandola, le porge uno specchio narcisistico il più soddisfacente possibile.
Il rischio della conferma narcisista
Benché non si possa parlare di una vera eccitazione sessuale, è certo che la donna sperimenta la piacevole sensazione di ricevere così la conferma narcisistica tanto attesa. Il rischio però, è che i partner nel dirsi “ti amo”, in realtà stiano dicendo “mi amo”, cioè proiettino nell’altro lo specchio del proprio Io ideale. Ma questo non è vero amore ed è destinato a finire presto.
Ogni donna dunque vuole apparire bella, una bella donna appunto, perché sa che il suo corpo, le sue fattezze, il suo essere è fonte di attrazione a volte irresistibile. Mettere in risalto la propria bellezza, usando da sempre le tecniche dell’attrazione, ci rimanda dunque al tema della seduzione. Questa parola proviene dal latino se-ducere, cioè condurre a sé, verso di sé.
Bellezza femminile e amore
Una donna si sente completata psichicamente con il discorso dell’amore, cioè quando si sente scelta, quando il simbolo d’amore, sotto forma di dono viene percepito e interiorizzato. Accade una sorta di ancoraggio che la dirige in una dimensione che coinvolge il partner, i figli, la società… una donna che si sente scelta, riconosciuta, amata allora, per amore, può essere capace di tutto.
Credo questo per molti uomini, rappresenti un mistero, ed in alcuni casi faccia addirittura paura, qualcosa che facciamo fatica a capire fino in fondo e per molte donne sia, invece, il loro segreto da custodire gelosamente nella propria intimità.
Atropa: quanti spunti
Parlando dell’Atropa, e il mettere in risalto alcuni tratti estetici da parte di quelle donne veneziane del 1500, ci fa concludere che l’ipotesi di una serie di lineamenti femminili ideali, non legittima una discriminazione basata sull’aspetto fisico e che i tentativi di combattere le nostre concezioni estetiche con movimenti di opinione come l’anti-arte, per distruggere o reprimere i nostri ideali innati di bellezza, possono tuttavia risultare repressivi, assumendo una posizione estremista che, come tale, risulterebbe poco credibile, rischiando di chiudere un dibattito che potrebbe divenire invece, ricco di spunti interessanti.
Spesso la psicoanalisi attinge dalla mitologia greca per spiegare con storie, immagini, tragedie i fondamentali psichici dell’essere umano (Edipo, Narciso). Devo dire che alcune volte anche la botanica non è da meno…
Per maggiori approfondimenti contatta il Centro Clinico Buonarroti – Via Tiziano 19, 20145, Milano – 375.5389280 – info@centropsicologiamilano.com
Bibliografia
- Chasseguet-Smirgel Janine, La sessualità femminile, Laterza 1971
- Green Andre’, Narcisismo di vita, narcisismo di morte Raffaello Cortina Milano 2018
- Pigozzi Laura, Troppa famiglia fa male, Rizzoli 2020
- Publio Ovidio Nasone, Metamorfosi, Einaudi 2015
- Racamier Jean Claude, Il genio delle origini,Raffaello Cortina Milano 1993
- Winnicott Donald Woods, Dal luogo delle origini, Raffaello Cortina Milano 1990
- www.csain.it